RICEVITORE JRC 1106D

Poco più di una radiolina per AM in onde medie e corte, ma professionale: io l’avrei costruita così. Ecco perché appena l’ho vista in terra alla fiera di Marzaglia l’ho presa con me. Si nota la classe degli apparati JRC.

La scala parlante è ampia solo 12 centimetri, segno che nella stazione radio di bordo esso non era un ricevitore principale o di precisione.

Pare essere un ricevitore monitor o di compagnia per le radio audizioni. Fa comunque parte di un sistema in quanto non ha a bordo un amplificatore audio di potenza, invece ha le utility per il silenziamento e protezione durante la trasmissione, e non ha un alimentatore autonomo.  La presenza del pulsante per accendere la lampadina della scala fa pensare ad un unità predisposta anche per l’uso di emergenza, dove il risparmio sui consumi non necessari è essenziale.

Le caratteristiche che inoltre lo distinguono da un ricevitore commerciale casalingo sono il preamplificatore a radio frequenza e tre stadi di media frequenza, nonché il segnale AGC separato, in conseguenza del fatto che la ricezione sarebbe stata sia per stazioni locali che DX.

I semiconduttori impiegati sono tutti al silicio con numerazione giapponese, ad eccezione dei diodi rivelatori.
Non ci sono connettori coassiali per l’antenna o jack per cuffie. Le connessioni con l’esterno avvengono tramite un unico connettore tipo dodecal in bakelite.

Dal connettore dodecal pervengono oltre al segnale dall’antenna la tensione della lampadina della scala, l’alimentazione, il mute dal trasmettitore, e l’audio in uscita.

La lampadina è da 24V – 0.11A con in serie una resistenza da 47 Ohm, questo indica che almeno per la lampadina l’alimentazione dovesse essere 28 Volt. Perché ha un suo circuito separato da tutto? Forse perché era alimentato da un circuito di filamenti a 29-30 V per esempio, chissà?

Per l’alimentazione dei circuiti elettronici veri e propri c’è un regolatore serie per la Vcc dei transistor. Il comune è la massa del telaio, e anche forse dagli schermi dei coassiali via dodecal. Alla prova il regolatore è risultato scarso come prestazioni.  Un buon regolatore di tensione mantiene l’uscita stabile, entro i limiti di progetto, sia per variazioni di carico, che di variazione in ingresso, sia di temperatura.

Prima di dare tensione, fatti due conti, si evince che il limitatore di corrente del circuito dovrebbe limitare a circa 27-30 milliampere. Poi la resistenza serie da 1 KOhm che per valori intorno a 20 mA fa supporre un alimentazione di 28 30 Volt. Ho alimentato quindi con un alimentatore variabile da zero a 30 Volt scoprendo che la tensione in uscita tende a 9 Volt, e quella dello zener di riferimento del regolatore tende a 6.

Fermandomi a 30 Volt non sono riuscito a verificare che il valore di uscita rimanesse stabile ad un valore definito. Ho barato regolando il trimmer al valore più basso possibile (8Volt) e ho visto che la tensione “tiene” ponendo da 27 a 30 Volt in ingresso, anche se con variazioni. La corrente misurata a spanne con l’amperometro dell’alimentatore è rimasta su 20 mA. Niente che scaldi, ovviamente.

Se faccio una simulazione con tensione dello zener (6V) e componenti montati (transistor e resistenze del partitore) con due conti vedo che la tensione regolata dovrebbe stare tra 9,3 e 12,2 Volt.

Ho cambiato il potenziometro perché il vecchio di tipo aperto pare poco stabile con il contatto strisciante, dopo molti anni. Una misura più attenta mi indica che la instabilità è presente anche sull’elemento stabilizzatore, cioè lo zener. Accingendomi a cambiarlo si è rotto tra le mani. Era lui il traditore, infatti la regolazione dopo la sua sostituzione è accettabile. La figura mostra il reoforo che si era corroso con il tempo.

Attualmente la tensione di zener è 5.99V stabile con tensione in ingresso da 10V in su. La tensione di uscita è stabile a 8 Volt se l’ingresso supera i 12V. Per altri valori da impostare ritengo che sia necessario un delta di 4 V tra ingresso e uscita del regolatore.
Ma quale era in realtà la tensione a cui era regolato?

In conclusione senza un manuale o schemi originali non so ne la tensione cui era alimentato, ne quella cui predisporre il regolatore interno. Il relè è da 24 Volt, e per azionarlo ci sono due fili verso il connettore. Almeno per questo la tensione è certa! Il segnale audio esce con un coassiale connesso al potenziometro del volume, a sua volta collegato direttamente al rivelatore a diodo.

Alessandro Frezzotti